Sera d’inverno.

Posted on ottobre 14, 2007

11


Solcavo a passo impetuoso l’immenso oceano d’asfalto che ancora mi separava da casa;pungente,l’aria mi accarezzava il viso,accompagnata da piccole gocciole di cielo. Fredda sera d’inverno.
Assai stanche le mie membra,si arrovellava tuttavia furiosamente la mente;dir non saprei cosa tanto affannosamente inseguisse. Forse i soliti arcani pensieri d’ uomo.

Buio intorno,spezzato lievemente da alcuni rari e soli sgangherati lampioni che,a veloci falcate,mi lasciavo alle spalle in buona compagnia: porticati,colonne,macchine,cancellate. E persone. Poche di quest’ ultime in realtà.
D’un tratto la mia attenzione fu attirata da una singolare figura,e in special modo dal suo passo irregolarmente ritmico. O se volete ritmicamente incerto. Uomo,donna. O che altro. L’avvicinavo e restavo ammaliato dal suo incedere misterioso;buia figura nel mondo ancor più nero. L’ accostai dall’ altro lato della via,senza rallentare il passo. Il buio,il freddo,la fame. Non avevo tempo per lei.

Continuai per il mio preciso vagabondaggio,risoluto nel non perdere tempo dietro altre assurde fantasticherie,lasciandomi nuovamente distrarre però da un vecchio cane. Stanco,affamato,ancor più vagabondo,si fermò ai piedi d’ un muricciolo per espletare il primario istinto di marcare il suo territorio,riempiendo l’ aria di un immondo fetor di piscio.
Povera bestia,fors’ ella non aveva neppure luogo dove tornare,ed era certo più disperata. Avrei voluto in qualche modo portarla con me,ed in effetti ne serbo ancora un compassionevole e tenero ricordo.

Non saprei dire quanto ancora camminai,prima del più straordinario dei miei incontri. Benché la strada mi sia conosciuta totalmente ed in modo noiosamente sempr’uguale,non saprei nemmeno immaginare dove fossi quando la vidi.
Era ai bordi della strada accucciata. Minuta presenza di infinita grazia la figuravo davanti ai miei occhi solamente grazie ad un piccolo lume che danzava davanti a lei,disegnandone confusamente un incerto profilo in quel freddo buio invernale.

E senza nemmeno pensarci, mi riproposi di raggiungerla. Quel fioco lume calamitava inspiegabilmente il mio passo in sua direzione ondeggiando freneticamente davanti ai miei occhi. Impedendomi di prendere altra via.
Strani scherzi della stanchezza!ancor non mi capacito di come diavolo sia stato possibile ma mi sembrò di camminare dei minuti senza riuscire ad avvicinarmi a lei d’ un sol passo .La sua fissa lontananza mi snervava;eppure ero risoluto a non desistere.

E mi accorsi che in realtà non mi ero mosso per nulla,che ero rimasto lì,fermo per tutto quel tempo cercando solamente di rappresentarmi quell’ atto d’ incontro ormai tanto fatidico quanto imminente. Quanto banale. Bloccato tuttavia da un’ inesplicabile sensazione d’ impotenza.

Ma d’ un tratto, così come inspiegabilmente mi bloccai, tanto inaspettatamente presi a muovermi;fisicamente questa volta.
Era un passo nuovo questo: lento,circospetto,ansioso eppur preoccupato,fiacco ma agitato,limitato accompagnato, desolato,irritato programmato,svogliato,fischiettato e convogliato,mal calibrato. Ero pur sempre io in fin dei conti.

E questo mio muovermi ebbe effetti insospettabili;ad ogni mio passo,carico d’ ogni mio colore,il lume sembrava contorcersi d’ immani torture. La sua carica vitale sembrava spegnersi al mio approssimarsi e con esso svaporava sempre più effimera colei che accompagnava.
Affrettai il passo nel timore che soffocasse prima del mio arrivo; e proprio quando fui sì vicino da poterla vedere in viso,quel flebile chiarore svanì. Non da solo purtroppo,poiché anche colei che vagamente illuminava non era più presente.

E allora me ne andai, smarrito,con la sola consapevolezza di averla persa, un’ altra volta, per sempre.

Facetorpello

Posted in: racconti